La maggior parte delle persone non si sente tranquilla su questo argomento, proviamo a dissipare nuovamente alcuni dubbi e a fare chiarezza sull’uso delle piattaforme social, sulle App e su come noi ci comportiamo quando operiamo sulle stesse.
Iniziamo col dire che esiste un grande divario tra quello che persone “pensano” di sapere e quello che sanno davvero sull’uso di Internet, in altri termini si confonde la capacità di usare le piattaforme Social o le App per il solo fatto di avere un account su di esse, con quello che si conosce davvero.
Prova ne è la scarsa attitudine a verificare la fonte di una notizia, diventando facili vittime di fake news – le bufale – o di catene inneggianti la possibilità di cambiare il proprio feed con lo scambio di un “ciao” sulla bacheca, ad esempio, o vivere nell’ingenua illusione che aver letto una notizia su Internet o Wikipedia sia garanzia di veridicità, oppure, alla richiesta di spiegare il significato di social network, rispondere “è Facebook”, quasi a considerare questa piattaforma il sinonimo di “social”.
Nel mio post precedente ho preso in analisi come l’App IMMUNI gestirà la privacy dei dati degli utenti che la installeranno, quindi facciamo un ripasso di cosa si intende per privacy in Internet e sui social o le App in generale, ricordandoci che WhatsApp, Messenger, ecc. sono App di comunicazione così come Candy Crush, City Ball, Pokemon, Farm Ville, Criminal Case, Uno, ecc. lo sono di giochi on line, App che molti hanno scaricato e installato sui propri dispositivi, il tutto, sempre e nel 99% dei casi, volontariamente.
Quando un dato personale si può considerare pubblico e come vanno trattati quelli che pubblichiamo volontariamente sui social network?
“Il dato personale si considera reso pubblico quando esso è conoscibile da chiunque perché contenuto in registri, elenchi, atti o documenti pubblici o, altrimenti, perché reso noto direttamente dall’interessato, anche attraverso il proprio comportamento in pubblico.”
Nella prima ipotesi è la semplice presenza del dato nel documento con valenza pubblica a renderlo conoscibile a chiunque, mentre, nella seconda, la notorietà deriverà dal comportamento dell’interessato che, appunto, decide di condividere l’informazione che lo riguarda (pensiamo ad un post che decidiamo di caricare sul nostro profilo Facebook, Instagram, ecc.).
Ne deriva che la valenza pubblica del dato può scaturire dal trattamento che ne viene fatto (inserimento e consultazione di documento pubblico per legge) o, viceversa, consistere nella scelta dell’interessato di condividere l’informazione (es.: caricamento della foto sul social network).
Ne consegue che la condivisione dei nostri dati sulle piattaforme social costituisce indubbio consenso a rendere pubblicamente accessibili queste informazioni, ovviamente nei limiti delle finalità cui il trattamento è teso, cioè inerenti alle funzioni tipiche del social/app in questione.
Qui nasce spontanea la domanda che ho sempre posto durante le nostre lezioni: prima di aprire un nostro account o scaricare una app, abbiamo letto le condizioni di utilizzo delle stesse consapevoli che le stavamo accettando? Lascio a voi la risposta senza dimenticare che l’accesso ai nostri numeri telefonici diventa una “finestra” sulla nostra personalità, un’estensione della nostra residenza sino a permettere la nostra geolocalizzazione.
Essendo abituati a condividere in rete i nostri momenti di vita privata che vanno dalle richieste di partecipare ad eventi privati o pubblici (feste, passeggiate a tema, grigliate benefiche, ecc.) al pubblicare foto di vacanze, libri letti, ristoranti frequentati – si, d’accordo, questo lockdown finirà e torneremo a farlo! – proviamo a tutelare almeno un po’ la nostra privacy, dato che le impostazioni di condivisione di ogni social che usiamo ce lo consentono, permettendoci quanto meno di decidere chi può vedere ciò che pubblichiamo.
Merita un discorso a parte l’abitudine consolidata di pubblicare le foto di figli o nipotini, anche piccolissimi. Gli americani hanno coniato il termine “sharenting”, unendo l’azione di condividere – to share – al compito di essere genitori – parenting.
Purtroppo, questa prassi che si pensa innocua, innocua non è, in primis perché non autorizzato dagli interessati, secondo perché lascia tracce perenni e può avere conseguenze sia sui diretti interessati sia altre, spiacevoli, ad uso di soggetti che ne fanno un uso malsano o illecito. Almeno, ricordiamocelo!
Come controllare la privacy su:
FACEBOOK: la piattaforma offre opzioni abbastanza dettagliate per decidere chi può vedere i nostri post sia sul feed delle notizie che nelle Storie. Vi ricordo che cliccando sul menù a discesa a destra dello spazio nel quale scriviamo il post, si può scegliere tra “tutti”, “amici specifici”, “solo io” e “personalizzata”. Con “amici specifici” si possono scegliere i contatti a cui mostrare il post uno ad uno, con “personalizzata”, si può includere od escludere una lista di contatti già stilata.
TWITTER: qui la gestione della privacy è meno raffinata che su Facebook. Se si ha un account pubblico chiunque può leggere i nostri tweet, se ne si ha uno privato, li possono vedere soltanto i follower che abbiamo accettato. Se volessimo trasformare il nostro account da pubblico a privato, bisognerà cliccare su “Altro” e poi su “Impostazioni e Privacy”; si aprirà una nuova pagina nella quale selezionare “Privacy e sicurezza” quindi si andrà a mettere la spunta a fianco all’opzione “Proteggi i tuoi tweet”.
INSTAGRAM: anche su questo social gli account possono essere pubblici o privati e trasformarli da uno all’altro e viceversa. Per rendere il profilo privato, è sufficiente premere su “Privacy” e poi su Privacy dell’account”, nella nuova schermata che si aprirà si dovrà selezionare “account privato”. Sui singoli post non è possibile scegliere chi può e chi non può vederli mentre sulle “Storie” si. Dalla pagina impostazioni all’interno dell’App si deve andare su Privacy > Storia e da qui scegliere di nasconderla a persone specifiche e impostare un elenco “Amici più stretti”.
WHATSAPP: la protezione è garantita dalla crittografia end-to-end per impostazione predefinita. «La crittografia end-to-end fa sì che nessuno, tranne io e la persona con cui sto chattando, possa leggere o ascoltare i contenuti, nemmeno Whatsapp.
Ma come migliorare la privacy dei messaggi? Ecco 5 funzioni di sicurezza:
Verifica in due passaggi
La verifica in due passaggi aggiunge un ulteriore livello di protezione, richiedendo il pin a sei cifre durante il ripristino e la verifica dell’account Whatsapp. Questo aiuta a prevenire l’accesso all’account in caso di furto della scheda Sim o nel caso in cui il numero di telefono venga compromesso. Per configurare la verifica in due passaggi bisogna aprire la sezione “Account” nelle impostazioni di Whatsapp.
Privacy del profilo
Gli utenti hanno la possibilità di decidere quali dettagli condividere con gli altri utenti su Whatsapp nel proprio profilo personale. In qualsiasi momento è possibile limitare la visualizzazione dell’ultimo accesso, dell’immagine del profilo, delle informazioni e dello stato, tramite il menù delle impostazioni sulla privacy.
Impostazioni di privacy dei gruppi
Le impostazioni di privacy dei gruppi consentono di controllare chi ti aggiunge a un gruppo Whatsapp, permettendoti di scegliere le chat di gruppo di cui vorresti far parte. Per abilitarle, è necessario andare nelle Impostazioni della propria app, cliccare Account> Privacy> Gruppi e selezionare una delle tre opzioni: “Tutti”, “I miei contatti” o “I miei contatti eccetto…”.
Bloccare Whatsapp con Touch ID o Face ID
C’è un ulteriore livello di sicurezza: il Touch ID e il Face ID per iPhone e il Fingerprint lock per Android. Come con molte app bancarie, si può anche decidere di permettere a Whatsapp di bloccare automaticamente l’app non appena viene chiusa o dopo prolungati periodi di inattività.
Aggiornare l’app regolarmente
Un altro consiglio per migliorare la sicurezza è quello di aggiornare costantemente la app di Whatsapp. Se l’impostazione di aggiornamento automatico non è attivata sul telefono, è necessario aggiornare manualmente Whatsapp accedendo all’app store, cercando Whatsapp e cliccando “aggiorna”. Inoltre, è necessario tener sempre aggiornato il sistema operativo del proprio smartphone per ottenere le ultime protezioni di sicurezza di Apple o Google.
Last but not least, cioè per ultimo ma non per importanza, ricordiamoci che qualsiasi azione che si effettua sui social o sulle app viene fatta solo ed esclusivamente da noi, nessuno ci obbliga né ci è stato ordinato dal medico quindi, ancora una volta, vi esorto a mantenere sempre attiva la funzione “penso prima di postare o commentare”!
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