Chissà come mai? Forse perché sono sempre stata la più âgée del team o perché amo cucinare e spesso portavo torte o dolcetti in ufficio? Può darsi!
Fatto sta che tanti tanti anni fa il capo officina dell’azienda presso la quale lavoravo me lo regalò dopo il test d’ingresso per accedere al sacro luogo del reparto laminazione: saper recitare i nomi dei 7 nani senza dimenticarne o saltarne qualcuno.
Ovviamente, li sapevo tutti! Da allora, non indaghiamo sull’anno, sono Nonna Papera, o NP per gli amici.
Sono della generazione del duplex, del non telefonare prima o dopo una certa ora a meno di urgenze tipo incidenti, nascite o morti, del non parlare sugli altri alzando il tono di voce, dell’apparecchiare la tavola, anche quella di tutti i giorni, mettendo la forchetta a sinistra e il coltello e il cucchiaio a destra, del servire il caffè porgendo la tazzina a favore del mio ospite, e via discorrendo.
Già, sono proprio una noia! Però, a ben pensarci, visto che in rete ci sono e ci lavoro, percepisco molto spesso che le persone lamentano la mancanza (o la dimenticanza) delle regole di base delle buone maniere, sia che si tratti di inviare o rispondere a una mail, di scrivere post sui social, di quando si fa parte di gruppi chat e via discorrendo.
Allora, perché non ripassare l’ABC del bon ton che, alla fine, vale sia online che offline? In Internet, il complesso delle regole di comportamento volte a favorire il reciproco rispetto tra gli utenti si chiama NetEtiquette. Già, le buone maniere valgono anche qui!
Intanto, cos’era il duplex?
Se cerchiamo il significato in rete su Treccani troviamo: “in architettura, alloggio su due piani sovrapposti in cui la «zona notte» e la «zona giorno» sono collegate mediante una scala interna“ oppure “in metallurgia, il processo di affinazione dell’acciaio che si basa sull’impiego successivo di due forni, principalmente allo scopo di allontanare elementi non facilmente eliminabili con i processi normali, date le particolari caratteristiche compositive dei prodotti da affinare”.
In realtà, per quelli della mia generazione, il duplex era soltanto quel tipo di collegamento usato (sempre Treccani recita “in passato”… sigh!) tra due apparecchi telefonici realizzato con due relè allo scopo di effettuare il prolungamento della linea comune su una o sull’altra derivazione; tale prolungamento viene comandato da uno o dall’altro dei due utenti semplicemente sollevando il microfono del proprio apparecchio per chiamare o ricevere chiamate, escludendo automaticamente l’altro dalla linea.
Cosa significava? Semplicemente che la tua linea fissa era in comunione con un altro utente e se l’altro era al telefono tu non potevi chiamare o ricevere telefonate fino a quando non terminava la telefonata.
Ammettiamolo! Quanto tempo abbiamo trascorso in piedi vicino al muro o al mobiletto sul quale era appoggiato il telefono, quello nero, con il disco con i numeri, alzando la cornetta ogni minuto per sentire se finalmente si udiva il segnale di libero che significava che potevamo finalmente chiamare? Chi, poi? Considerato che quando ero ragazzina io il telefono in casa non è che proprio ce l’avevano tutti, ma così era.
Tornando alle “buone maniere”, il primo testo che venne scritto a tal proposito risale al Cinquecento, il classico di Monsignor Giovanni della Casa dal titolo “Il Galateo, ovvero de’ costumi“.
Non ho certo mire ambiziose né intendo sovrappormi a lui, vorrei soltanto lasciare delle bricioline di pane – non di cookie perché di quelle ne abbiamo a iosa – per provare a eliminare alcune fastidiose abitudini che ritroviamo nella quotidianità, sia in pubblico che in privato, sia in rete che sul treno, al ristorante o in una chat e che, a lungo andare, anche se non ce ne accorgiamo immediatamente, ammorbano le nostre giornate con la grazia dello stridere del gesso sulla lavagna – a già, non si usa più, c’è la L.I.M. – o la sensazione di accarezzarsi con della carta vetro dopo la doccia.
Tutto quello che può succedere sarà di scoprire che le persone ci sorrideranno con più gentilezza e non affretteranno il momento di accomiatarsi, eviteremo qualche fastidioso trillo inopportuno e, forse, ritroveremo un po’ di serenità nella quotidianità.
Oppure, scoprire reperti d’antan e sorriderci su insieme!
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